Pietro l’apostolo

  1. Il primo dei dodici \ 2.  la traccia di fondamento della Chiesa di Cristo \  3.  il confermatore dei fratelli nella fede \                     4. il confessore di Cristo \ 5. il pastore del gregge di Cristo \ 6.  il dimissionario evangelizzatore di Cristo \  7. il martire fedele di Cristo \ 8 il teologo di Gesù servo di Dio.

 

Nel nuovo testamento l’apostolo Pietro, chiamato spesso anche con il nome di nascita Simone e a volte con l’appellativo aramaico di Cefa, appare in una duplice dimensione.Per volere di Cristo occupa una posizione preminente ed unica in seno alla comunità cristiana: è roccia di fondamento stabile ed incrollabile della Santa costruzione di Gesù; e pastore universale e il supremo del gregge di Cristo; detiene le chiavi del regno dei cieli. D’altra parte, è presentato nella sua fragilità e debolezza, nella sua infedeltà al maestro, nella sua incomprensione del mistero di croce del “servo di Dio”: a lui sono state indirizzate le parole di Gesù: “ vattene via da me, Satana!” (Mc 8,33); la triplice negazione ha fatto di lui il rinnegatore di Cristo; ad Antiochia di Siria è stato meritevole di acerbo rimprovero da parte di Paolo. 

L’apostolo è visto da due angolo letture specifiche: è stato investito dalla grazia di Dio è l’eletto del Signore, è stato posto in situazione di preminenza; ma l’uomo era fragile e peccatori. Si potrebbe distinguere in lui una duplice personalità, quella di Pietro creata dalla grazia elettiva di Dio, e l’altra di Simone, nella sua creaturalità: l’apostolo è, indissolubilmente, Pietro e Simone.

  1. Il primo dei 12

Nei Vangeli si mette in risalto la sua superiorità in senso al “ collegio” apostolico. È il primo chiamato. Espressiva risulta la scena della pesca miracolosa: alla professione di indegnità “ sono un peccatore”  Gesù risponde a Simone: “ non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini” (Lc 5,10). Marco e Matteo (MC1,16-18; Mt4,18-20) presentano un pò diversamente la vocazione dei primi discepoli. Ma concordano con Luca nell’attribuire a Pietro il primo posto Per Giovanni ( 1,35ss)  Simone e tra i primi chiamati.

Nelle liste degli apostoli (Mt 10,2; Mc 3,13; Lc 6,14; At 1,13);  compare invariabilmente in testa: è il primo apostolo. La constatazione è tanto più significativa se si pensa che questi elenchi divengono in alcuni particolari, ma tutti, concordemente enumerano l’apostolo in prima posizione. Alcune narrazione neotestamentari della resurrezione di Gesù lo presentano come il primo testimone di Cristo risorto . Marco si limita ad indicarlo come destinatario speciale del primo messaggio del risorto (16,7). Ma il testo “tradizionale” di Cor 15,5, confermato da Lucca 24,34, e esplicito in proposito: “ … e apparve a Cefa e quindi ai 12(1Cor15,5).                                                                                                                                              Altre pagine evangeliche testimoniano la singolarità di Simone nel gruppo dei discepoli del Signore. A lui soltanto fu cambiato il nome, fatto molto significativo secondo la tradizione biblica ( Gv 1,42 e Mt 16,18) . Dalla sua barca Gesù insegnò alle folle radunati ai bordi del lago di galilea(Lc 5,3). Camminò sulle acque del lago e fu salvato da Gesù(Mt14,22-33). La tassa del tempio per sé e per Cristo è stata pagata con la moneta estratta dalla bocca del pesce pescato su comando del maestro (Mt 17,24-27).                                   

La tradizione apostolica dunque ha conservato numerose ricordi dell’apostolo nel tempo del suo discepolato e della sua convivenza con Gesù. I rapporti di Cristo con Simone furono strettissimi. Il signore scelse Simone, lo gratificò della sua preferenza formò grandi disegni sulla persona del pescatore di Betsaida.

Il quarto Vangelo contrappone alla figura di Pietro quella del discepolo diletto. Vi si tradisce un chiaro intento apologetico d’innalzare quest’ultimo: pietra di paragone è Pietro. Il parallelismo tra i due mostra una diversa superiorità dell’uno e dell’altro. Nell’ultima cena la domanda Cristo chi sia il traditore è formulata da Pietro, portavoce del gruppo, ma mediante “ il discepolo che Gesù amava” (13,22-26). Catturato Gesù, Pietro e introdotto nel cortile del sommo sacerdote dall’altro discepolo(18,15-16). La mattina di Pasqua, i due corrono al sepolcro; vi giunge prima il discepolo amato, che attende Pietro e lo segue dentro il sepolcro; ma è l’altro discepolo che vede e crede(20,2-10). Sul lago di galera e Pietro che riconosce il signore, ma dietro indicazione del discepolo diletto; però solo a Pietro è dato di pascere il gregge (21,1-14).

La superiorità di Pietro è riconosciuta ma precisata: è una preminenza funzionale; Pietro e il capo; a superiorità; il Signore gli ha affidato un compito di alta responsabilità; il discepolo che Gesù amava gli è sottomesso rispettosamente. Ma non è Pietro il discepolo preferito del Signore; e l’altro, che detiene il primato nella fede e nell’amore. Pietro è il primo, ma per grazia, non per merito; e preminente nel gruppo dei dodici,ma per elezione divina, non per la superiorità delle sue qualità; viene in testa gli apostoli, ma per un compito affidatogli da Gesù in seno alla comunità cristiana non per autorità imposta da autocrate.

  1. La roccia di fondamento della Chiesa di Cristo

Il Vangelo di Matteo specifica la preminenza di Pietro tra i 12. Questi è stato scelto per la missione di essere fondamento del nuovo popolo messianico secondo la celebre testimonianza di Mt 16,13-20: alle diverse opinioni popolari sull’identità di Gesù si contrappone alla risposta di Simone: “ tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”( v. 16);e di rimando Gesù afferma: “beato te, Simone figlio di Giona, perché nella carne né il sangue e l’hanno rivelato” (apekalypsen), ma il padre mio che sta nei cieli. Ed io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa (ekklesia) e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. a te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”(vv.17-19).

Si noti anzitutto che i passi paralleli divergono in modo sensibile. La confessione di Pietro suona in questi termini in Mc, Lc e Gv : “ tu sei il Cristo”(Mc8,29); “ il Cristo di Dio (Lc6,20). “ tu sei il santo di Dio” (Gv 6,69). Soprattutto nessun altro evangelista riporta le parole impegnative di Gesù a risposta della confessione di Pietro. Una constatazione resta che esige una spiegazione, almeno un tentativo di spiegazione. Non è facile stabilire il genere letterario e la provenienza di Mt 16,13-20. Essendo nota l’abilità di Matteo nel comporre antologie di testi omogenei, si prospetta la possibilità che ci si trovi di fronte a una piccola antologia di testi pietrini abilmente redatti ( tu es Chrisus … Tu es Petrus … )è ritoccati (v.16b )  da Matteo:vv.13-16.20; v.17; vv.17-19! La tesi quindi che a scrivere all’umiltà Di Pietro l’omissione nel II vangelo (che ci tramanda la sua catechesi) di questi testi matteani favorevoli a Pietro va prendendo quota, mentre va sempre più prevalendo, anche tra i cattolici, la tesi dell’inserzione nella corrispondente pericope matteana di altri testi petrini racconti da Matteo.                                                                                                         Ritocchi teologici al materiale storico primitivo possono essere stati apportati o dallo stesso Matteo o da altri teologi cristiani prima di lui. Si convaliderebbe così l’ipotesi che il tenore primitivo della confessione Di Pietro possa ritrovarsi in un’espressione come la seguente “tu sei e l’unto del vivente” (cf. i genitivi: toù zòntos di Mt 16,16b e toù Theos di Lc 9,20 e di Gv 6,69 : nella formulazione greca, la primitiva espressione aramaica il “ vivente” sarebbe stata tradotta “ Dio” ). L’espressione aramaica primitiva ( “ tu sei l’unico del vivente” ) sarebbe poi stata teologicamente sviluppata in modo diverso da Marco( “ tu sei il Cristo”) e da Matteo ( “ tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”) .

Quanto alla provenienza dei testi pietrini proprio Matteo sembra che il v. 17(“ beatus es Simon bar Iona” sia dovuto al lavoro letterario di Matteoche applicherebbe a Pietro un detto più generale di Gesù(“Et nemo novit  filium …”Mt11,27). Il grande testo pietrino degli vv.18-19 a tutte le caratteristiche di una vera e propria formula teologico – dogmatica concia e completa, redatta nel linguaggio tecnico della scuola(“ Chiesa”, “ legare”, “ sciogliere”, ecc,) probabilmente ci si trova di fronte a una formulazione teologica del vero pensiero di Cristo, dovuta alla riflessione teologica dei primi decenni del cristianesimo. Per cui tale proposizione teologica (=vv.18-19), nella sua formulazione attuale( non nel suo sostanziale contenuto ), non sarebbe all’origine della teologia Petrina, ma sarebbe piuttosto il primo punto d’arrivo della primitiva speculazione teologica sulla missione di Pietro. Il pensiero di Cristo, relativo alla via strada prima di giungere all’attuale formulazione che documenterebbe il progresso dogmatico delle chiese palestinesi dei primi decenni cristiani. Sarebbe dunque in presenza di una formulazione dogmatica scaturita dalla riflessione teologica della Chiesa primitiva sul dato rivelato, riflessione e formulazione avvenne sotto l’influsso positivo dello spirito.                

Simone è stato beneficiario di una rivelazione divina sul mistero profondo della personalità di Gesù. La sua confessione messianica e della figliolanza divina di Gesù è stata resa possibile dal dono del padre, non dalla propria penetrazione intellettuale. Si chiamerà, per volontà di Cristo, Pietro, cioè roccia ( in aramaico kephas). È l’eletto di Dio. Ma l’elezione è finalizzata alla missione di essere fondamento su cui edificare il nuovo popolo di Dio. Già l’appellativo ed espressivo al riguardo: Abramo nella tradizione rabbinica era chiamato “ roccia del mondo”; il padre dell’antico popolo di Dio e tipo di Pietro( il greco Petros sottintende l’aramaico kephas ), fondamento del nuovo, radunato da Cristo. Più esplicite lettere e immagini che determinano il suo compito nella chiesa: gli saranno consegnate le chiavi del regno dei cieli; legherà e scioglierà in terra con validità riconosciuta in cielo; sarà roccia dell’edificio di Gesù. Il che equivale a fare Di Pietro l’amministratore con pieni poteri della casa di Gesù, essendo questo il significato dell’immagine del possesso delle chiavi (Is 22,22); l’amministratore che detiene il potere disciplinare di ammettere nella comunità cristiana e di comunicare e la potestà di decisione dottrinale di proibire e di permettere per tutti i membri della Chiesa ( tale è il senso del linguaggio rabbinico di legare e sciogliere ); plenipotenziario con l’ammissione di essere il fondamento del nuovo popolo di Dio, qui raffigurato come edificio che si innalza sulla roccia solida.

Pietro a una missione verso la chiesa,verso il nuovo popolo di Dio. È principio di fermezza e di solidità. Vi esercita i pieni poteri. È il capo della comunità. È l’intenda. La Chiesa, di cui è stato costituito fondamento, è la Chiesa di Cristo. I pieni poteri li ha ricevuti dal maestro, il vero signore della casa. Il costruttore dell’edificio santo e Gesù; Pietro è soltanto il suo ministro nella comunità cristiana. Il vero capo della Chiesa è il signore; Pietro né il vicario.

  1. Il “ confermatore”  dei fratelli nella fede

Il Vangelo di Luca presenta la speciale missione di Pietro nel quadro dell’ultima cena: “ Simone, Simone, ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano;  ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una  volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (22,31s). Gesù ha pregato il padre per la saldezza della sede di Pietro. solo in forza dell’intercessione di Cristo l’apostolo potrà adempiere al suo compito di confermare nella fede “i fratelli”, cioè i membri del nuovo popolo di Dio. Il contesto dell’annuncio del rinnegamento prossimo dell’apostolo (33-33) mostra all’evidenza la fragilità dell’uomo. Pietro è, nello stesso tempo debole e forte e fortificatore. Sembra paradossale: il debole e principio di fortezza per gli altri nella Chiesa. È Gesù che sostiene il proprio apostolo, dandogli forza per lui e per “i fratelli”.                                                                               La missione di Pietro, come ogni missione divina, non solo è compito difficile ricevuto da Dio, ma dice anche sostegno e forza donati dal signore per il compimento. Gesù non abbandona il Pietro a se stesso: è con lui, con preghiera efficace,per fortificarlo nella sede e renderlo roccia salda dei credenti. In breve, Pietro dipende in tutto dal signore nell’adempimento della sua missione.

  1. Il “confessore” di Cristo

Il racconto di Marco (8,27-33) è qui particolarmente espressivo, soprattutto per il contesto generale in cui si innesta rappresenta il centro letterario e teologico di tutto il Vangelo, come punto di arrivo nella prima parte (1,1-8.26) e il punto di partenza della seconda(8,27-16,8). Marco ha disposto il materiale evangelico secondo il duplice tema della scoperta di Gesù Messia e della rivelazione del mistero di croce del figlio dell’uomo. Pietro è il primo che scopri chiaramente in Gesù il Messia atteso;ma nello stesso tempo rappresenta l’incomprensione dei discepoli verso il figlio dell’uomo, incamminato alla volta della via dolorosa; “ poi Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesare di Filippo; e per via interrogava i suoi discepoli dicendo: che dice che la gente che io sia? Ed essi gli risposero: Giovanni il battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti. Ma egli replicò: e voi chi dite che io sia! Pietro gli rispose: tu sei il Cristo. E impose loro severamente di non parlare di lui a nessuno. E cominciò a insegnar loro che il figlio dell’uomo doveva molto soffrire ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venne ucciso e dopo tre giorni, risuscitare. Gesù faceva questo discorso apertamente. Allora Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli voltandosi e guardando i discepoli, rimproverò Pietro e gli disse: lungi da me Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. La folla era cieca sul vero essere di Gesù di Nazaret. Chi ha visto chiaro è stato Pietro, che ha francamente confessato la messianicità del maestro. In breve, Cristo è stato riconosciuto, per la prima volta, da Simone, che sta all’inizio della confessione cristiana; il primo dei confessori della fede in Cristo. D’altra parte, egli impersona anche la figura del discepolo di Gesù che non ne comprende la via crucis, rifiutando lo scandalo di un Messia che finisce sulla croce. Per Marco l’autenticità della confessione di fede nella messianicità di Gesù si misura con il metro della croce: Messina si, ma Messia sconfitto, che contraddice i sogni di un messianismo trionfante e il vincitore nella storia.

  1. Il pastore del gregge di Cristo

                                                                                                                       Nella tradizione biblica l’immagine del pastore e del gregge ha una lunga storia: nell’ A.T. è stata usata per significare i rapporti di elezioni di Jahvè con il suo popolo e il legame stretto esistente tra il re e israele ;  Nel N.T. ha avuto una felice applicazione sulla bocca di Gesù, buon pastore dei suoni. Il Vangelo di Giovanni l’applica Pietro per presentarcene la missione: “ Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: Simone di Giovanni mi vuoi bene tu più di costoro? Gli rispose: certo, signore, tu lo sai che ti voglio bene. Gli disse: Pasci i miei Agnelli. Gli disse di nuovo:Simone de Giovanni, mi vuoi bene? Gli rispose: Certo, Signore, tu lo sai che te voglio bene. Gli disse pasci le mie pecorelle. Gli disse per la terza volta: Simone di Giovanni, mi vuoi bene? Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: mi vuoi bene?, e gli disse: Signore, tu sei tutto; tu sai che te voglio bene. Gli rispose Gesù: Pasci le mie pecorelle” (Gv 21,15-17).

Gesù ha affidato alle cure di Simone tutto il suo gregge, senza eccezione alcuna. Pietro è costituito pastore universale nella comunità messianica creata dal Signore. La responsabilità della guida dei fedeli ricade su di lui. Il libro degli atti degli apostoli si incarica di mostrarci come Pietro di fatto abbia agito da pastore supremo nella comunità cristiana dei primi tempi. Prende l’iniziativa di sostituire nel gruppo apostolico Giuda che ha defezionato enunciando i requisiti necessari del sostituto (1,15-26). Di giudice nel fatto di Anania e Saffira (5,1-11). Gli avversari del “nome” del Signore individuano in lui il capo, e gli mettono le mani addosso: Pietro e incarcerato(12,1ss). Il viaggio a Lidda e a Joppeè chiaramente una sua “ visita pastorale” alle comunità cristiane di Palestina (9,32-43). Nel cosiddetto concilio di Gerusalemme, dopo animata discussione, tutta l’assemblea ascolta e accetta la sua decisione di principio a favore della libertà degli circoncisi della legge (At15,7-12). Il supremo pastore delle pecore (Eb13,20) è Cristo, che ha dato la sua vita per radunare il gregge disperso (Gv 10,11ss). Pietro ha partecipato del pastorato di Gesù,e il suo pastore-aiutante.

  1. Il missionario evangelizzatore di Cristo

Nella Chiesa volta verso il mondo, Pietro e il grande missionario. Per volontà del risorto e il “pescatore di uomini”. La narrazione Giovannea della pesca miracolosa sul lago di Galilea ha valore simbolico:dopo una notte di lavoro inutile e infruttuoso sul lago di Galilea, Pietro riceve dal risorto il comando di gettare le reti a destra della barca e, ciò fatto, pesca una grande quantità di pesci: 153 grossi pesci, e la rete non si spezza (Gv 21,2-11). Il significato del racconto simbolico è chiaro: Pietro guida gli altri apostoli nell’evangelizzazione del mondo, assistito dal Signore, la cui presenza misteriosa ma efficace garantisce il successo della prima predicazione cristiana condotta sotto la sua guida. Gli atti degli apostoli confermano abbondantemente il racconto giovanneo. Il primo confronto con il mondo vede Pietro annunciatore del Vangelo sulla piazza di Gerusalemme il giorno di Pentecoste. Testimonia la resurrezione di Gesù ed esorta il popolo a convertirsi a credere nel signore per evitare la condanna definitiva At2,14ss).  

Lo storpio che sedeva alla porta del Tempio di Gerusalemme è guarito nel “nome” di Gesù da Pietro,che espressamente ne chiarisce il significato: non c’è alcun altra possibilità di salvezza per gli uomini alle fuori della persona di Gesù (At 3,1ss). La testimonianza cristiana arriva davanti al sinedrio per sua bocca (At 4,1ss).  Insieme con Giovanni conferma la predicazione cristiana di Filippo in Samaria: è introdotta così di autorità nella Chiesa di Cristo (At 8,14ss). Infine, sempre autoritativamente, accetta nella Chiesa Cornelio, centurione pagando di Cesare (At 10). All’origine dell’apertura universalistica della comunità cristiana verso i pagani sta la persona Di Pietro. Lei che i dubbiosi e i critici la sua parola di spiegazione e parola di decisione definitiva (11,1ss). Detto sinteticamente, la chiesa è missionaria,Pietro ne è il primo missionario; la chiesa è evangelizzatrice, Pietro ne è il primo evangelizzatore.

  1. Il martire fedele di Cristo

Sempre al c.21 del quarto Vangelo dobbiamo la testimonianza del martirio Di Pietro, introdotto come parola predigente del risorto, che così parla al suo discepolo dopo la pesca miracolosa e simbolica: “        in verità,  ti dico: quando ieri più giovane di cingergli la veste da solo, e andavi dove doveri; ma quando sarai vecchio venderai le tue mani, e un altro ti cingerà La veste e ti porterà dove tu non vuoi. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. è detto questo aggiunse: seguimi” (vv.18-19).

Nella vecchiaia l’apostolo testimonierà con il sangue della sua fedeltà a Cristo. Diventerà così il discepolo perfetto del signore, suo seguace nella via della croce. l’assimilazione con il maestro sarà allora totale. il destino di Pietro ripeterà il destino di Cristo. La Chiesa dei martiri avrà in lui il proprio corifeo.in conclusione, la vocazione ad essere primo apostolo e doppiata dalla vocazione al martirio.

  1. Il teologo di Gesù “ servo di Dio”

 

È risaputo che Paolo, ha ragione è passato nella tradizione cristiana come l’apostolo-teologo, nella sua profonda riflessione sul mistero della persona e dell’azione salvifica di Gesù. Il che ha portato a mettere in ombra il contributo non trascurabile, Di Pietro in proposito. In realtà si può parlare di Pietro come teologo, nel senso preciso che ha meditato il mistero di Cristo, lo ha accolto in una luce specifica, lo ha espresso con categorie adatte. Negli atti degli apostoli come epiteto di Gesù appare un’espressione abbastanza inconsueta: “ servitore di Dio”.

Particolarmente importante è la duplice menzione contenuta in un discorso Di Pietro a Gerusalemme. Proclamando sinteticamente la fede cristiana, questi afferma: “ il Dio di Abramo, di sacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo (pais) Gesù, che voi avete consegnato rinnegato di fronte a pelato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il giusto, avete chiesto che vi fosse graziato un assassinano e avete ucciso l’autore della vita. Ma Dio l’ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni … Dio, dopo aver resuscitato il suo servo(pais), l’ha mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione è perché ciascuno si converta dalle sue iniquità (3,13-15.26).

Il riferimento dell’A.T. è chiaro: i famosi carmi del libro di isaia (presenti nei capitoli 42.49.50.53) avevano presentato una figura misteriosa, avente per missione di soffrire e morire per le colpe del popolo, allo scopo di espiarle, Dio lo avrebbe esaltato dopo tanta umiliazione. Era stato indicato come il  servitore di Jahvè. Pietro interpreta Gesù alla luce di questi testi protetti, scorgendo nella vicenda del maestro la verifica della missione del “ servo di Dio”. Gesù ha sofferto ed è morto per la remissione dei peccati, per questo Dio lo ha esaltato, risuscitandolo da morte. La croce non è più vista come scandalo; manifesta, al contrario, un disegno divino misterioso di salvezza. Ne è garanzia la resurrezione.

L’apostolo, che era stato tanto contrario a capire la missione di morte di Gesù (Mc 8,31-33),ha focalizzato il suo sguardo di fede sul mistero della morte di Cristo, scoprendone il significato salvifico. Ha capito che la crocifissione era in linea con i profeti, che avevano preannunziato il disegno di Dio. Ha visto che la resurrezione è la risposta del padre all’obbedienza del figlio. Lo scandalo passato davanti alla morte del maestro si è mutato in comprensione di fede per il messianismo “ profetico” proprio di Gesù.

La teologia di Pietro, espressione arcaica della riflessione cristiana, e una cristologia di Gesù servo sofferente di Dio. Certo, si può discutere della storicità della predicazione di Pietro negli atti degli apostoli. In ogni modo, nella presentazione de Luca e gli appare come colui che ha scoperto il mistero di Gesù servo di Dio. E questo ci basta nella nostra presentazione che si interessa più alla figura di Pietro come è stata interpretata nelle origini cristiane che non ha i suoi tratti puramente biografici. Non dimentichiamo che egli fa parte della visione di fede delle prime comunità cristiane.

                                                                                                                                                      (G.B)

 

 

 

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